Sotto corte marziale., 22-09-2011, ritenuta utile da 3 utenti su 4
« Ed e' ancora razzismo. In un campo di concentramento tedesco per prigionieri di guerra americani, e' la seconda guerra mondiale, una guerra nata sul fanatismo della purezza della razza, una guerra le cui fondamenta si basano sul genocidio di massa, un soldato americano si trova ad essere discriminato perche' nero. E' un ufficiale, un pilota, e viene accusato ingiustamente di omicidio solo perche' di colore, si trovera' davanti ad un processo la cui condanna e' gia' scritta, la pena di morte. E' nero ma americano e nonostante tutto viene discriminato dagli stessi compagni di prigionia. In un Lager, dove i prigionieri di guerra russi vengono considerati dei sub-umani, dove non esiste umanita' nelle rigide regole tedesche, un soldato amico diventa nemico solo per il colore della pelle. Un processo per omicidio che fa emergere la realta' del Lager tedesco: La corruzione e il disprezzo per la vita umana. E poi il coraggio di pochi uomini, la fuga dal Lager per continuare a combattere distruggendo la fabbrica di munizioni tedesca, un atto di sabotagio che le regole inumane tedesche punirebbero con l'assassinio di numerosi prigionieri in modo arbitrario. Sul finire subentrano i valori del vero soldato e l'eroismo di chi sceglie di morire per salvarne altri. »
Rosentrasse, una storia di coraggio., 21-09-2011, ritenuta utile da 4 utenti su 4
« Forse il film e' un po' romanzato ma e' tratto da un episodio realmente accaduto. La vicenda di alcune donne ariane nella Berlino di Hitler, donne che avevano contratto matrimonio con ebrei ed avevano figli di sangue misto, ebrei che godevano ancora di protezione. In una notte vennero rastrellati tutti questi ebrei e rinchiusi in carceri improvvisate in attesa del trasporto per i campi di sterminio, era un regalo di Goebels per il compleanno di Hitler. Queste mogli e madri, si riversarono pacificamente in Rosenstrasse, dove erano stati segregati parte di questi ebrei, non protestarono, non fecero atti di aggressione, stavano in piedi, fermi al gelo in silenzio, volevano solo i loro mariti e figli. In una Berlino che occultava le prove dei crimini nazisti, le voci di questi arresti e di questa pacifica protesta si sparsero ovunque, e da ovunque arrivarono persone, amici, vicini di casa, sconosciuti. Giorni e giorni davanti ad un portone che non si apre, davanti al plotone di esecuzione implotonato per fermare questa silenziosa protesta con l'assassinio dei manifestanti, ma nessun ripensamento, nessun paura, nessuno si mosse da Rosenstrasse. Uno dei rari episodi di solidarieta' che salvarono vite umane, che spinsero il regime a liberare gli incarcerati in Rosenstrasse. Nel prezioso carniere del nazismo manca l'assassinio di queste centinaia di ebrei. »
Soldati o uomini?, 21-09-2011, ritenuta utile da 3 utenti su 3
« Scemo di guerra era un epiteto usato a volte per scherzo eppure ha una sua verita' , scemo di guerra era chiamato il soldato che tornava provvisoriamente dal fronte o ferito o sconvolto. Erano soldati, combattevano una guerra per obbligo non per scelta, giovani impauruti che dovevano andare all'attacco con moschettoni e baionette per annientare il nemico davanti alle loro trincee. Soldati che impazzivano davanti al sangue, ai cadaveri dei loro amici, spaventati a morte dalle pallottole e dagli scoppi delle bombe. Venivano cosi' rinchiusi in ospedali, attrezzati soltanto per rimetterli in piedi e rispedirli al fronte, erano considerati solo dei numeri. Uomini catatonici, che non ricordavano spesso nemmeno il loro nome, la mente assente che non comandava a dovere gli arti ed allora ecco che venivano ripetutamente punzecchiati con scariche elettriche. Un ospedale dove dovevno eseguire prima di tutto solo gli ordini, disciplina assoluta, erano prima soldati e poi uomini, o meglio erano numeri da trincea. E in trincea ritornavano, paralizzati dalla paura, ma guariti solo ed esclusivamente dalle ferite fisiche. »
Tragedia annunciata., 19-09-2011, ritenuta utile da 2 utenti su 2
« Prevedibile perche' prevista, non evitata perche' non c'e' ragione che tenga davanti ad uno stratosferico guadagno di denaro. Una diga perfetta per costruzione, ad oggi e' praticamente ancora intatta nonostante la catastrofe, costruita pero' nel luogo sbagliato. Il Monte Toc, che nel dialetto locale significa marcio, un monte che gia' creava problemi, anche se di modeste dimensioni per via della sua struttura geologica prima di questo progetto innovativo e costosissimo. Una diga da costruire in fretta perche' va venduta in fretta all'Enel, segnali preoccupanti per il territorio di tutta la zona circostante gia' durante la sua costruzione, figuriamoci con gli invasi, riempire di enormi quantita' di acqua un monte che gia' frana da solo (bagnare i piedi al gigante). Voci di seri pericoli che cadono nel vuoto, esperimenti che dimostrano come questa diga minaccia in mondo reale e grave la popolazione e l'ambiente, tutto inutile, prevalgono potere e denaro. E poi il disastro, la frana gia' annunciata, quella frana divenuta per natura, complice di quella diga artificiale che, con la sua ondata di piena, spazzo' via interi paesi e sepolte vive migliaia di persone. Certo, si attribuiscono le responsabilita' i processi e le lievi condanne, puo' questo bastare a ridare pace ai famigliari di queste vittime? Puo' questo ridare vita a quei paesi e alle loro tradizioni popolari seppelliti invece sotto una coltre di acqua e fango? Una diga che avrebbe portato progresso e ricchezze secondo i costruttori, una diga che porto' soltanto devastazione morte e dolore. »
Il giardino dei Finzi Contini., 19-09-2011, ritenuta utile da 3 utenti su 3
« Una storia d'amore che non nasce e non nascera' mai, in una Ferrara tra media ed alta borghesia, dove i principali protagonisti sono famiglie ebree. I Finzi Contini ricchi e chiusi nel loro mondo opulento, dove i figli vivono le loro giornate tra lezioni private e il loro campo da tennis. E poi le leggi razziali in Italia, e gli ebrei vengono isolati dal resto della popolazione cosi' come i Finzi Contini, che aprono solo allora, il loro campo da tennis alla comunita' ebraica e ad amicizie non ebraiche. Vicende di amicizie e comuni delusioni amorose che si intrecciano durante la II Guerra Mondiale. La comunita' ebraica di Ferrara sparira' nei campi di sterminio nazisti cosi' come tutti i membri della famiglia Finzi Contini, uno solo di essi avra' una sepoltura nel cimitero ebraico di Ferrara, il figlio da tempo malato e morto prima della deportazione. Sembra il racconto vissuto in prima persona dal narratore, dove le ultime immagini sono solo i ricordi di queste persone che si sono incontrate in tempo di pace e perse per sempre in uno dei periodi piu' bui della nostra storia. »
Il nemico alle porte., 19-09-2011, ritenuta utile da 3 utenti su 3
« Duello all'ultimo sangue che deve stravolgere le sorti della guerra in corso tra l'esercito Russo in difficolta' economiche ed organizzative nonche' strategiche che deve affrontare la soverchiante potenza bellica dell'invasore esercito Tedesco. Una propaganda che deve inventare un eroe per risollevare gli animi di una popolazione allo stremo, una vittoria che il Comando Sovietico vuole conquistare ad ogni costo, trucidando i propri stessi soldati in ritirata e i propri civili in fuga. Due nemici, due tiratori scelti, due imbattibili cecchini che si studiano e si affrontano. Il bene che vince sul male, ma e' sempree la guerra che esce vincente da ogni conflitto. Innumerevoli perdite umane, nazioni devastate, macerie sangue e sofferenza. »
Eroe per caso?, 28-07-2011, ritenuta utile da 4 utenti su 5
« Un commerciante di pochi scupoli e di poca onesta' Batignole, una Francia oppupata dai nazisti, un genero filonazista ed una famiglia opportunista. Sopra la famiglia Batignole abita una famiglia di ebrei, il commerciante li guarda con indifferenza mentre vengono arrestati, si compiace all'idea di impossessarsi della loro lussuosa casa. Conosce il destino di questi suoi vicini e non si aspetta che il loro figlio, il piccolo ebreo riesce a fuggire dalle grinfie dei suoi carnefici e ritorna per chiedere aiuto a Batignole. Una metamorfosi la sua, nasconde il piccolo, lo nutre, sa di rischiare parecchio, per chi aiuta gli ebrei c'e' la pena di morte, ma prevale in lui il senso di giustizia, riconosce l'ingiustizia, quella che strappo' la vita ai suoi vicini di casa. Non puo' piu' nascondersi dietro il: " non sapevo", sono i francesi, i suoi connazionali che danno la caccia agli ebrei, sia lui che il piccolo sono in pericolo. Batignole salvera' il piccolo ed altri piccoli come lui, si dara' alla macchia con loro, verra' ostacolato dai francesi, dal genero, dalla famiglia, verra' catturato dalla polizia, ma non si fermera' . Portera' i piccoli in salvo, in un luogo sicuro, ed ora il dilemma: "torno a casa dalla mia famiglia francese nazista? ". No, resto con i miei piccoli, li proteggero' , almeno fino a quando questa assurda spietata caccia all'innocente da annientare non finira'. Batignole non voleva fare l'eroe, non era la sua indole, si trovo' di fronte ad un bambino cresciuto troppo in fretta, in pochi giorni a causa delle sofferenze subite, non fu in grado di resistergli, fece per puro istinto la cosa che riteneva piu' giusta: salvarlo. »
Mi piace lavorare., 22-07-2011, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Mi piace lavorare si, devo lavorare, non sono nata ricca come molti, sono sola ho figli devo crescerli. Faccio del mio meglio, mi impegno, sono un dipendete, e non sempre tornando a casa alla sera, posso dire di avere avuto una giornata facile, eppure domani torno al lavoro, devo lavorare, ecco perche' mi piace lavorare. Ed ecco che da un giorno con l'altro mi ritrovo in una posizione umiliante e imbarazzante, vengo sbattuta da una stanza all'altra dell'azienda, mi si cambiano le mansioni di continuo, fino a quelle assurdamente inutili da essere paradossalmente ridicole. Vengo perfino derisa e abbandonata da quei colleghi che fino a ieri mi erano amici. L'azienda va ridimensionata ed io ne sono il capro espiatorio. Voi, gruppo dirigente, come ultima mansione mi sbattete a sorvegliare e controllare con tanto di cronometro il lavoro di altri miei colleghi. Vi state spingendo oltre i limiti umani comprensibili pur di farmi apparire una nulla facente, un peso morto per l'azienda. In azienda le cose vanno male ed e' colpa mia vero? Che coraggiosi superpagati dirigenti, bastava dire la verita' e licenziarmi. Per colpa vostra ho paura, paura di perdere mia figlia, paura di non poterla crescere, paura di ritrovarmi di nuovo in una situazione come questa. Certo che vi faccio causa, la vinco, magra consolazione pero' , dopo tanti anni e tanti sforzi mi ritrovo a ricominciare da zero. E' una realta' , qualcuno, guardando questo film si e' riconosciuto e nella maggior parte dei casi ha potuto soltanto andarsene senza nessun risarcimento per le ingiuste vessazioni subite. »
Principi e Principesse., 22-07-2011, ritenuta utile da 1 utente su 7
« Un vero principe Dastan, quanto neminci ha combattuto per opporsi alle forze del male, quanti scontri all'ultimo sangue per amore della sua principessa. In ogni capitolo del gioco il finale non e' mai scontato, a volte si sconfigge il male, a volte lo si deve riportare in vita per salvare la propria amata. Ma ogni volta la stessa amarezza, Dastan perde sempre la sua principessa. Forse nel prossimo capitolo le cose cambieranno, forse un giorno potranno convogliare a giuste nozze i nostri due principi. Il film e' fedele a due capitoli del gioco sia per l'ambientazione che per le acrobatiche battaglie, sia per i modi di fare poco principeschi di Dastan, sia per il pugnale del tempo che non le sue sabbie riporta tutto nel passato. Stavolta pero' il finale tanto desiderato: Il male sconfitto, e la principessa, che come sempre perde la memoria e non si ricorda del suo amato, rimarra' colpita dai modi principeschi nascosti in questo eroico Dastan, finalmente si incontrano per sempre. »
Spero di vivere., 13-07-2011, ritenuta utile da 4 utenti su 4
« Liliana non va piu' a scuola, ridevano i compagni di classe, Liliana e' ebrea, sono le leggi razziali in Italia. Dalle leggi discriminatorie ad Auschwitz la strada e' breve e Liliana, Shlomo, Primo e migliaia di altri ancora partono con la tradotta tedesca verso quel luogo di non ritorno. Era mio cugino dice Shlomo, sapeva che stava andando in gas, non potevo fare altro che spingerlo dentro quella stanza per ultimo dopo avergli dato da mangiare tutto quello che trovai. Un sorriso per saluto e in dieci minuti mio cugino non c'e' piu' . Shlomo faceva parte del Kommando di lavoro addetto alle camere a gas. Il tatuaggio sul braccio enorme e indelebile, il marchio infamante, ma nessuna vergogna nel mostrarlo, ero solo un numero, ora sono libero, ma non sono mai uscito da Auschwitz. Ad Auschwitz ho lasciato tutto, i miei cari, i miei compagni, la mia anima, la mia fede, vivo e soffro, tutto ancora mi riporta sempre al Lager. »
Regia di Gregory Hoblit - Koch Media
Regia di Margarethe von Trotta - Rai Cinema - 01 Distribution
Regia di Enrico Verra - Istituto Luce
Regia di Renzo Martinelli - 01 Distribution
Regia di Vittorio De Sica - Medusa Home Entertainment
Regia di Jean-Jacques Annaud - Eagle Pictures
Regia di Gerard Jugnot - Warner Home Video
Regia di Francesca Comencini - 20th Century Fox Home Entertainment
Regia di Mike Newell - Walt Disney Studios Home Entertainment
Regia di Mimmo Calopresti - Rai Cinema - 01 Distribution