Paz!
Regia di Renato De Maria
- € 12.99
Dettagli del prodotto
- Ean: 8032700998549
- Supporto: Dvd
- Produttore: CG Entertainment
- Genere: Commedia
- Regia: Renato De Maria
- Contenuti extra: aneddoti e curiosita', casting, dietro le quinte, dietro le quinte (making of), filmografia / biografia, filmografie, foto, interviste, photogallery, provini, scene eliminate, trailers
- Lingue: Italiano
- Colori: Colori
- Anno di produzione: 2002
- Area: Area 2 (Europa/Giappone)
- Durata: 102'
- Vietato: 14 anni
- Origine: Italia
- Sottotitoli: Italiano per i non udenti
- Formato Audio: Dolby Digital 5.1
- Sistema: PAL
- Nazione: Italia
Contenuto
Voto medio del prodotto: (5 su 2 recensioni) di
La Pazienza di Andrea
Interessante e anomalo il tentativo di Renato De Maria di dar vita sullo schermo cinematografico ad alcuni dei personaggi disegnati da Andrea Pazienza. Anomalo e persino coraggioso nel suo volersi misurarsi con l'arte di un fumettista che è divenuto in breve tempo, e probabilmente anche prima della sua prematura scomparsa, oggetto di culto. Ma, purtroppo, anche un tentativo solo in parte riuscito.
La pellicola segue le vicende di un numero assai alto di personaggi (circa settanta) , e sofferma il proprio obiettivo su tre di loro: Zanardi, accompagnato sempre dagli amici Petrilli e Colasanti, liceale pluriripetente, ribelle sempre pronto a scatti di repentina violenza; Pentothal, fumettista universitario e fuoricorso, evidente alter-ego di Pazienza, abbandonato dalla ragazza e in crisi creativa; Fiabeschi, che si barcamena tra l'amore, gli esami e la continua ricerca di marijuana.
Zanardi, Pentothal e Fiabeschi abitano un appartamento nel quale non s'incontrano mai; attraversano le strade di Bologna e sono sempre alla ricerca di qualcosa, che sia una festa, lo "sballo", o il sesso; incrociano e sfiorano mille altre persone, anch'esse attraversate dalla stessa inquietudine. Nel film non c'è, tuttavia, solo un girovagare continuo e inutile; c'è anche l'assenza di movimento che caratterizza Pentothal, il quale a fatica lascia la propria casa e preferisce piuttosto rifugiarsi in mondi onirici, abitati dalla donna che lo ha appena lasciato e da due improbabili folletti che vivono nel suo armadio. Una "mancanza di centro", un vuoto, che finisce col diventare la cifra stilistica del film e il suo maggior merito. Ma restano, della pellicola, anche altri aspetti: il clima degli anni '70, con la lotta politica e le occupazioni, ma anche il continuo oscillare tra impegno e disimpegno; alcuni momenti surreali, come l'incontro di Pentothal con il folletto Antonio Rezza e quello di Fiabeschi con l'uomo ombra Giovanni Lindo Ferretti. Restano alcune interpretazioni e il merito di aver trovato le "facce giuste" per i diversi personaggi. Resta infine una bella colonna sonora, e in particolare alcuni brani che ben definiscono stati d'animo e situazioni (basti pensare ai CCCP e alle loro "Io sto bene" e "Settanta") .
I meriti si fermano qui; la regia, infatti, non riesce a dare uno sviluppo armonico alle diverse componenti del racconto, la cui struttura spesso si slabbra, e finisce con l'alternare momenti efficaci a improvvise cadute di ritmo.
Probabilmente le premesse dell'operazione erano troppo ambiziose e i personaggi faticano a trovare quella vitalità che li animava sulla carta.