La classe. Entre les murs
Regia di Laurent Cantet
- € 12.99
Dettagli del prodotto
- Ean: 8033650552362
- Supporto: Dvd
- Produttore: CG Entertainment
- Genere: Drammatico
- Regia: Laurent Cantet
- Contenuti extra: documentario, interviste, trailers
- Lingue: Francese,Italiano
- Colori: Colori
- Anno di produzione: 2008
- Area: Area 2 (Europa/Giappone)
- Durata: 128'
- Origine: Francia
- Sottotitoli: Italiano
- Formato Audio: Dolby Digital 5.1
- Sistema: PAL
- Nazione: Francia
Contenuto
Voto medio del prodotto: (5 su 4 recensioni) di
Il cinema del reale
La visione di un film come "La classe" fa nascere innanzitutto un rimpianto: il cinema italiano non vuole o non sa più raccontare il "mondo reale" (fatta salve, è
Ovvio, alcune rare e pregevoli eccezioni) .
Quello del regista francese e, infatti, un ottimo esempio di come il cinema possa e debba raccontare la realtà, in questo caso una realtà "di frontiera", all'interno della quale si esercita un mestiere che può essere così complesso e duro come quello
Dell'insegnante. D'altra parte Cantet aveva già mostrato di saper fotografare il mondo che ci circonda da un ottica nè mistificatoria nè consolatoria.
Due consigli: il primo è che per un film come questo, dal deciso taglio documentaristico, è senz'altro preferibile la visione in lingua originale, anche perchè il doppiaggio in questo caso provoca una fastidiosa sensazione di irrealtà e straniamento.
Il secondo è quello di vederlo insieme a "Essere e avere", di Nicolas Philibert, per avere un quadro più ampio della realtà scolastica francese, realtà che può essere facilmente applicata a situazioni e contesti più ampi.
La classe - entre les murs
Il figlio de" L'argent de poch" di Truffaut: dal 1976 al 2008 la situazione è contestualmente diversa, ma l'amore per l'insegnamento, la pedagogia e la raffinatezza francese è intatta. Un capolavoro assoluto.
Platone è ancora possibile?
Qualche sera fa ho visto con piacere il film di Laurent Cantet, "La classe" [Entre les murs]. Ne sono uscito con grande soddisfazione, perché la pellicola ha valore, e ha evidentemente meritato la palma d’oro a Cannes. Le due ore abbondanti di durata non pesano certo sullo spettatore, vuoi per lo stile documentaristico, vuoi perché i protagonisti – i ragazzi difficili di un college unique della periferia parigina e il loro professore di lettere – sanno da subito emozionare, creando quell’istantaneo senso d’affetto che solo il racconto riesce a dare così, appunto, istantaneamente. Basta una descrizione ficcante, o nel caso del cinema un rapido gesto del sopraciglio, un cenno del capo. Comunque. Oltre la soddisfazione è stato inevitabile provare un senso profondo di amarezza e, perché no, una perdita temporanea della speranza. La classe di questa scuola media, così ben restituita dagli attori e dal loro regista, conferma i racconti dei miei giovani colleghi ora professori, le loro paure, il loro scoramento. Le classi sono ingestibili, dicono loro, senza controllo, e i ragazzi sono del tutto spregiudicati, insolenti. Non c’è attenzione, e manca non solo il rispetto, ma la vera e propria percezione dell’autorità, dell’alterità tra l’io studente e il Lei professore. Così decade la dialettica maestro-allievo, l’aula è una bolgia e la classe lo spazio – vitale – su cui far valere la propria rabbia, niente più. Non c’è una spinta alla comprensione, delle materie scolastiche come dell’altro, della persona che ci sta di fronte di volta in volta, non c’è la valorizzazione dei limiti che sono le regole della convivenza. È ovvio quanto questo sia un discorso generalista, e dunque riduttivo, banale. Eppure credo fotografi con una certa giustificata pretesa di verità la realtà della scuola, e non solo quella italiana, evidentemente.
Non saprei che altro dire, se non che alla fine del film l’animo si rialza per un attimo, perché c’è un bellissimo dialogo tra il professore di lettere e una sua studentessa. «Cosa avete imparato in quest’anno scolastico appena trascorso?». Questa è la domanda che il maestro rivolge alla classe. Chi ha conosciuto la tratta degli schiavi neri africani durante l’ora di storia, chi ha imparato rudimenti di chimica, chi nulla, come sostiene la studentessa cui accennavo poco più sopra. I libri che il professore di lettere propone sono terribili, «brutti». Ma tra le sue letture personali – contro l’opinione del docente, che in un colloquio col collega di storia dichiarava troppo impegnativo il "Candide" di Voltaire – salta fuori d’un tratto "La repubblica" di Platone. C’è quel tale, fa la ragazza, che si aggira tra la gente e continua a fare domande a tutti su tutto, su tutto, sull’amore la religione su dio sulla gente su tutto, e tutti getta nell’incertezza; è grandioso. «È bellissimo che tu l’abbia letto», le dice il professore. «Sì lo so, non è un libro da sgallettata, eh!?».
il messaggio chiaro di Cantet
La classe è un film che ricalca la storia del libro di Francois Bégaudeau (Entre les Mures), ed ha una linea narrativa che mano mano si risolve nei tempi scenici, fino a definirsi in un'ottima struttura filmica.
Francois (Francois Bégaudeau) ed i suoi colleghi iniziano il nuovo anno scolastico in una classe di liceo nella periferia parigina. Multietnicità, situazioni sociali differenti e difficili, contrasti e conflitti intessono i rapporti ed il mondo di relazioni della classe, che Francois tenta in tutti i modi di tenere sotto controllo senza imporre una disciplina coercitiva, anzi impostando il rapporto insegnante-allievo su un dialogo il più possibile costruttivo. Il film è dunque la storia della vita che si crea e scorre giorno dopo giorno in una classe liceale. Una comunità di 25 adolscenti, che per crescere intellettualmente devono condividere emozioni, situazioni, conflitti e segreti per un intero anno scolastico.
Lo spazio filmico è limitato per buona parte alle quattro mura della classe. Uno spazio che Cantet travalica nel dare corpo ai concetti emozionali che caratterizzano singolarità e diversità soggettive di cui sono portatori allievi ed insegnanti. E come nel libro di Francois Bégaudeau, Cantet racconta la quotidianità di un mondo scolastico, quando il potere degli insegnanti può arrivare a comportamenti gratuiti nei confronti degli allievi, e gli allievi prendersi liceità di eccessiva parità con gli stessi insegnanti, mettendo in discussione quei problemi legati all'uguaglianza e soprattutto al rispetto reciproco. Alla fine, quando si giunge da parte dei docenti a punizioni disciplinari per casi difficili, non è poi così ovvia come risoluzione, ma da considerarsi la più semplice e lineare in un mondo scolastico ancora arcaico.
La classe è un film composito, anche se argutamente critico verso il mondo contemporaneo della scuola francese di oggi. Una criticità che Cantet riesce ad esprimere attraverso la costruzione attenta dei singoli personaggi, dei dialoghi insistenti ed il mosaico di situazioni esistenziali che scaturiscono dal processo di relazioni umane all'interno della classe.
Un affresco verace e veritiero di vita scolastica, che se pur costretta in regole, divieti e provvedimenti disciplinari, si espleta in tutta la sua dinamicità nella forza delle personalità di allievi ed insegnanti che, giorno per giorno, scandiscono i tempi della quotidianità scolastica. Ognuno ha il suo mondo di pensieri e di sensazioni, ha il suo spazio di vita e di affetti. Ognuno pensa e giudica in rapporto a tutto questo e non può essere diverso da quello che è, sia culturalmente che socialmente. Gli attori del film non sono attori di professione, sono studenti che hanno interpretato se stessi, riuscendo in modo schietto e autorevole a raggiungere lo scopo dell'idea globale del regista.